giovedì 26 aprile 2012

Anche questo è Rimini - 25aprile2012



Come mi è già successo altre volte in passato, il mio non essere 2.0, mi ha impedito di riprendere il regalo che il coro delle Mondine di Novi ci ha fatto ieri sera sulle scale di piazza Cavour dopo essersi rifocillate mentre si recavano al pullman per tornare a casa. Per fortuna internet è una miniera d'oro... per cui godetevi questa bellissima canzone!!!

martedì 10 aprile 2012

La bolla speculativa della bresaola

Ho fatto la dieta Dukan, sono dimagrito sette chili in meno di un mese, ho picchiato un buon numero di persone e ho compreso finalmente la questione dei consumi, del capitalismo e della sua fragilità

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Anch’io ho fatto la dieta Dukan. Ho mangiato soltanto proteine per tre giorni (si chiama «fase d’attacco»), e in seguito un giorno proteine e verdura e un altro solo proteine, fino al raggiungimento del peso suggerito. Alla fine, ho perso sette chili, e sono molto soddisfatto della dieta. Soprattutto perché ho anche imparato una serie di cose. Prima di tutto, il corpo ha bisogno di rigatoni e Oro Saiwa molto di più di quanto si possa immaginare. La notte non sognavo altro. Sognavo anche Scarlett Johansson, ma ho scoperto che il corpo e la mente umana possono fare a meno di Scarlett, ma non degli Oro Saiwa. Scoperta piuttosto interessante, e in qualche modo confortante.
Poi, ho capito in modo più preciso perché le tigri e i leoni sono così aggressivi. In pratica, anche loro fanno la Dukan. In modo estremo, oltretutto, nel senso che praticano la fase di attacco (che negli esseri umani varia da tre a cinque giorni) per tutta la vita. L’ho capito perché nei giorni della dieta sono diventato una persona estremamente aggressiva. Le energie molto attive delle proteine sono bilanciate da carboidrati e zuccheri che rendono più paciosi e sonnolenti. Ma se le lasci agire da sole, sono incontrollabili. Ho mandato a quel paese, urlando, una enorme quantità di persone, e la dieta è finita in tempo utile per non perdere tutti i lavori che mi ero procurato. Per l’intera giornata in cui ingurgiti proteine, non hai altro desiderio che picchiare qualcuno. Una volta ho preso mio figlio, l’ho piantato contro il muro tenendolo per il bavero, gli ho urlato cose irripetibili a voce molto alta e a distanza ravvicinatissima, e se non mi avessero fermato gli avrei dato una testata in faccia. Tenete conto che mio figlio ha poco più di tre anni.
L’altra cosa che ho imparato, è ancora più sorprendente: essere così aggressivi dà una sensazione molto piacevole. Pericolosamente piacevole. Mi rendevo conto che esageravo, ma allo stesso tempo pensavo che non avrei più voluto fare ameno di tutta quella aggressività. Da allora, guardo alle tigri e ai leoni con molta simpatia, perché penso che sono sempre in quello stato euforico in cuimi sono sentito in quei giorni, pronti a scattare a qualsiasi provocazione. Li invidio un po’, ora.
Però, la differenza tra noi umani e le tigri, sia in generale sia nel caso particolare della dieta Dukan, è che noi abbiamo il frigorifero e loro no. Loro devono fare una certa fatica per procurarsi il cibo, tanto che il «National Geographic» è spinto a filmarli, mentre non ha nessun interesse a filmare noi mentre compriamo proteine al supermercato o apriamo il frigorifero per mangiarle. Dukan, che era un medico normale e ora ha assunto le sembianze di un guru (e io lo riconosco come tale), mette tutta una serie di regole, esclude il prosciutto, per esempio. Io sono arrivato a fare la sua dieta in modo del tutto consapevole: ho letto il libro, ho ponderato a lungo, emi sono reso conto che aveva due caratteristiche favorevoli: si poteva mangiare in quantità libera, anche esagerata (una sera ho cenato con sette fette di carne); e dovevo mangiare carne e pesce, che mi piacciono moltissimo. Prima di cominciare, non avrei mai sospettato che a un certo punto sarei quasi svenuto davanti a un pacco di Gentilini.
La dieta Dukan si può praticare in due modi: o iscrivendosi al sito e seguendo i consigli e le ricette, che sono straordinarie perché trasformano le proteine in cioccolata, soufflé, amatriciana e fritto misto (tutto all’apparenza, credo, ma l’apparenza è sufficiente nella quasi totalità dei casi della vita); in questo caso si dedica l’intera giornata alla Dukan, diventa una specie di professione, ed è bene prendersi tutte le ferie messe da parte per l’estate. Questo modo di fare la dieta, il più giusto e il più sano, è praticato al massimo dal dieci per cento delle persone che fanno la Dukan — percentuale che tende a scendere giorno dopo giorno. La stragrande maggioranza di coloro che fanno la Dukan (e di questi ho fatto parte senza nessuna esitazione) tende a sopravvivere alla giornata, arrivando a sera avendo ingurgitato quante più proteine possibili, cercando di non venir meno alla regola e di non picchiare troppe persone. Cioè, continuando a vivere la vita che si viveva prima della dieta.
Se si sceglie di fare la dieta Dukan in questo modo, si sceglie, più o meno consapevolmente, di far ruotare tutto intorno alla bresaola. Poiché Dukan ti dice che puoi mangiare ogni volta che hai fame, e poiché ogni volta che decidi di fare la dieta automaticamente provi dei morsi della fame incontenibili (mi dicevano: è un fatto psicologico, ma non capivo: che differenza fa se uno ha fame per esigenza dello stomaco o per un fatto psicologico?), il gesto che i dukaniani si trovano a fare durante la giornata più volte è aprire il frigorifero, sollevare la carta unta che contiene vari chili di bresaola, strapparne delle fette in strati compatti in modo incurante e ficcarle in bocca. Questo, ogni giornomolte volte, e per tutto il periodo della Dukan. La bresaola è il cibo più giusto per la Dukan, perché se ne può mangiare quanta se ne vuole e bisogna solo aprire il frigorifero e farlo. Costa poca fatica, ti sfama, è innocua.
E mentre aprivo di continuo il frigorifero, ho cominciato a comprendere che stavo sperimentando qualcosa di più grosso della dieta, della somiglianza con le tigri, e della improvvisa obbedienza atterrita di mio figlio. In pratica, facendo la dieta Dukan, sono dimagrito sette chili in meno di un mese, ho picchiato un buon numero di persone che in fondo andavano picchiate, e ho compreso finalmente la questione dei consumi, del capitalismo e della sua fragilità. Insomma, ho finalmente sperimentato nella pratica quotidiana cosa significa in materia economica quella che viene chiamata «la bolla speculativa».
Perché mi sono reso conto che, essendo la dieta Dukan scoppiata come una moda in pochimesi, la bresaola deve aver avuto, per forza di cose, un’impennata di vendite stratosferica. E sì, perché se prendete la bresaola come simbolo del desiderio di un periodo — e potete sostituirla con tutti gli oggetti e i desideri dagli anni Ottanta ad oggi — potete comprendere la storia economica contemporanea in pochi passi.
Dovete immaginare che il nostro consumo smisurato di bresaola ha accresciuto la domanda in modo esponenziale. Al supermercato ci siamo ritrovati in tanti, all’improvviso, a fare una collettiva e ininterrotta richiesta di bresaola. Il supermercato ha trasferito la nostra domanda al produttore, che fino a quel momento confezionava il necessario per la popolazione, e si è ritrovato davanti a una richiesta talmente gigantesca che ha dovuto mettere mano al portafogli e investire a più non posso: comprare altri animali, altri impianti e spazi di produzione; e, ovviamente, ha dovuto assumere una grande quantità di gente.
Non c’è dubbio che sia accaduto questo, da qualche parte, a causa di quel gesto inconsulto e nervoso che tutti noi contemporaneamente abbiamo fatto, di aprire il frigorifero e strappare grandi pezzi di bresaola per tenere fede ai suggerimenti e alle regole della Dukan. E non basta: tutto il mondo che ruota intorno alla bresaola, dal produttore al venditore al dettaglio, fino ai nuovi assunti, hanno per forza di cose allargato all’improvviso la misura del loro benessere, e hanno cominciato a spendere. Ognuno nelle proporzioni che poteva permettersi. Proprio come i grandi economisti spingono a fare quando parlano di crescita. Creare mercato, assumere lavoratori, creare tempo libero e far spendere soldi. Così il denaro gira e la vita economica diventa virtuosa. La ricchezza, cioè, anche se parte dal mondo della bresaola, si diffonde anche agli altri. Un lavoratore viene assunto dal produttore di bresaola, prende uno stipendio a fine mese, ci paga le spese fisse e con quello che rimane va al ristorante, compra degli orecchini. E così, grazie alla mia dieta Dukan e al mio uso selvaggio della bresaola, il ristoratore e il gioielliere fanno affari, l’economia si muove. È successo senz’altro così. Sta accadendo senz’altro così. L’economia mondiale, grazie alla pigrizia mentale degli esseri umani a dieta, è viva.
Tutto qui? No. Ci sono due conseguenze, anch’esse naturali. La prima è che la dieta Dukan, come tutte le diete, è a termine. Ed essendo una dieta efficace, è a termine per davvero. Cioè, quando si raggiunge il limite, ci si ferma. La macchina che avete smosso, ha un termine. Si può dire: va bene, smetti tu, ma continua un altro. Rispondo: certo. Ma gli esseri umani che devono perdere peso sono tanti, ma non tantissimi. Tantissimi, ma non infiniti. Aggiungiamoci pure tutti coloro che si sono arricchiti negli ultimi tempi in conseguenza della fatturazione altissima della bresaola, e sono ingrassati beatamente, e quindi hanno cominciato anche loro a fare uso smodato di bresaola. Ma anche loro dimagriranno e il circolo virtuoso si sgonfierà.
In più, c’è la seconda questione, più grave e definitiva, che ho indagato personalmente per capire se era un problema mio oppure se era condiviso dagli altri praticanti della Dukan. Risultato: è condiviso con forza dal cento per cento delle persone con le quali mi sono confrontato. Tutti abbiamo fatto lo stesso giuramento: mai più nella nostra vita mangeremo una sola fetta di bresaola.
Anzi, la parola «bresaola» ci causa scompensi psicologici notevoli, e giramenti di stomaco tali che soltanto gli astronauti partiti per la luna possono comprendere. Tutti noi abbiamo giurato: mai più bresaola. Cioè, è successo che proprio il larghissimo consumo, smodato e irrefrenabile, di bresaola, ha comportato la saturazione definitiva.
Quindi, da un giorno all’altro, dai supermercati telefoneranno ai produttori e diranno: ne vogliamo un quarto, un decimo, anzi niente, non la compriamo più. I produttori hanno comprato migliaia di animali, hanno aperto tanti nuovi siti di produzione, hanno assunto tantissimi lavoranti. E all’improvviso si ritrovano sul groppone tutto questo, perché quello che vendono, nessuno lo desidera più. E così tutte le altre attività che si erano avvantaggiate della ricchezza derivante dalla bresaola: aveva prodotto soldi, cibo, attivato mutui e rateazioni, e adesso tutti quelli che hanno partecipato, si ritroveranno senza lavoro. Tutto quello che ha procurato ricchezza, adesso procurerà una improvvisa e ineluttabile povertà diffusa.
Quando ho cominciato a fare la Dukan, non avrei mai immaginato di far parte — di causare tutto questo. Puntavo ad arrivare a sera senza aver toccato un biscotto. Per farlo, aprivo il frigorifero, scartavo la bresaola e la strappavo come una bestia. Sono dimagrito. Mi sento bene, addirittura mi sento piuttosto carino, grazie ai complimenti chemi fanno; perché come tutte le persone che dimagriscono, poi nei mesi successivi importa soltanto che la persona che ti incontra, ti dica: ma che hai fatto, sei dimagrito tantissimo. E a me lo dicono. Però, senza saperlo, ho fatto un danno economico globale di non poco conto.
Francesco Piccolo da il club della lettura - corriere.it