mercoledì 29 settembre 2010

pubblicità d'altri tempi!

da una cartolina postale degli anni trenta
da una cartolina postale degli anni trenta: non si sa mai che sia di buon augurio per l'estrazione del superenalotto...

martedì 28 settembre 2010

mai sottovalutare i "nonni" israeliani!

oggi sono andata a givat brenner, kibbutz alla cui fondazione, nel 1928, ha partecipato anche il primo halutz italiano: enzo sereni.
scopo del viaggio -givat brenner è a circa un'ora da gerusalemme- era la visita a uno dei "miei" nonni preferiti, dino.
premetto: dino è del '22.
sono stata accolta con the freddo, costume e asciugamano pronti per me!
dopo un giro del kibbutz a bordo di una macchinina elettrica, modello campo da golf, le chiacchiere, invece che attorno al tavolo come l'ultima volta, le abbiamo fatte in piscina tra una bracciata e l'altra!
la prossima volta che torno in israele dico addio alla città santa e me ne vado in kibbutz!!!

sabato 25 settembre 2010

brunch al bolinat...

il bello di tornare in un posto dove sei già stato un po' di tempo è che almeno il primo shabbath non ti trovi del tutto spaesato! per il brunch di qsta giornata di festa ho seguito una piacevole abitudine e  mi sono recata al bolinat, piccola oasi di musica e miscredenti aperta anche di sabato.
più che la fame a spingermi fuori di casa è stato il caldo. non chiedetemi il perché, ma sono restia ad accendere l'aria condizionata (chiara ti prego non volermene per qsta decisione insensata!) e qui dentro dopo un po' non si respira più...
cmq il breakfast del bolinat vale sempre la pena. sono rimasta sul classico: uova stapazzate, insalatina cetriolo, pomodoro e cipolla, tre tipi di formaggio (anche noti come formaggio giallo, bianco e levan -che vuol dire sempre bianco, e fa riferimento a un formaggio spalmabile tipo philadelphia), olive, salsina di "falso pesto", pane nero, burro, marmellata, succo di pompelmo e tazzona di caffè... il tutto accompagnato dal greatest hits dei pearl jam, un libro in italiano e da un filino di vento.
adesso, se non muoio perché mi scoppia la pancia, posso tornare a studiare!

venerdì 24 settembre 2010

succot

"la festa di succot ricorda la vita del popolo di israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa. durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vivevano in capanne, succot appunto. La torah ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il lulav (un ramo di palma), l'etrog (un cedro), un ramo di mirto ed un ramo di salice" tra feste e mezze feste succot dura una settimana.
io sono arrivata proprio alla vigilia della festa e la mia padrona di casa mi ha invitata a cena da sua cugina perché non le sembrava bello che passassi una sera di festa da sola! e così mercoledì sera ho magiato sul mini-terrazzo di yehudith con sua figlia sedicenne, haya e suo marito haron. il terrazzo era stato ricoperto con un tetto di cannucce che lascia intravvedere le stelle, circondato con un telo per dare l'idea di pareti e addobbato a festa.
poiché yehudith è religiosa e si era dimenticata di accendere le luci dentro la minuscola capanna, mi sono resa utile accendendo e spegnendo io le luci, da brava infedele!
dopo cena siamo andati da lea e moshe, altri amici di haya, a vedere la loro splendida succah con un bellissimo panorama su gerusalemme
anche per le strade è possibile imbattersi in succot più o meno belle e preticamente ogni rstorante ne ha una così che i clienti possano mangiarvi sotto!
qsta è qlla spartana del burger king di ben yehuda street:

giovedì 23 settembre 2010

israel... again!

riparto esattamente da dove avevamo lasciato l'anno scorso: nel calendario ebraico dopo roshHashanah e kippur c'è succot, la festa delle capanne.
sono arrivata ieri pomeriggio, vigilia di succot, dopo un volo tranquillo e puntuale e un giro sul taxi collettivo neanche troppo lungo.
il mio telefono israeliano per il momento riceve, ma non mi fa fare chiamate e qsto ha reso un po' più complicato riuscire a mettermi in contatto con la mia nuova padrona di casa, haya.
l'appartamento è dentro il mercato di machaneh yeuda, con ingresso su una viuzza laterale in mezzo ai negozietti della carne (sempre meglio del pesce, ma avrei preferito le spezie!) e con un lungo balcone, da cui sto scrivendo ora, sul retro del mercato irakeno. sul mio pianerottolo c'è solo un altro appartamento abitato: uno lo stanno ristrutturando e nell'altro c'è un dipartimento di polizia. 
nel complesso è carino, cade un po' a pezzi e nonostante i primi interventi è ancora un po' sporco, ma mi piace. certo rispetto alla casa di david dove eravamo l'anno scorso non c'è confronto, ma non si può avere tutto e cmq 5 settimane non sono poi così tante!