venerdì 14 agosto 2009

Voce di Romagna 13 agosto 2009


Quando si parla di eventi e di divertimento la prima città israeliana che viene in mente è sicuramente Tel Aviv, la città che non si ferma mai. In realtà Gerusalemme è una città culturalmente molto viva e piena di cose da fare, forse semplicemente, è meno urlata e più riservata.
Solo un mese fa i suoi abitanti e i numerosi turisti, sono stati invitati a prendere parte al “Jerusalem Film Festival”, la rassegna cinematografica più importante del Medio Oriente. Dal 1984, per i 10 giorni della durata del Festival, è possibile vedere tra i 150 e i 200 film divisi in diverse sezioni: “Panorama”, in cui viene proposto il meglio del cinema internazionale; “Documentary Films”, sezione dedicata ai documentari; “The Jewish Experience”, riservata alla rappresentazione dell’identità e della storia ebraica; “In the Spirit of Freedom” a cui partecipano film concernenti le problematiche della libertà e dei diritti umani; ci sono poi le sezioni “Television Dramas”, “New Directors” e naturalmente “Israeli Film”, un’intera parte dedicata al cinema israeliano.
Quest’anno il Festival ha dedicato, all’interno della sezione “Panorama”, un tributo ad Anna Magnani intitolato “Ciao Anna”, riproponendo due pellicole in lingua originale: L’onorevole Angelina e Roma città aperta e allestendo una mostra fotografica sull’attrice. Il successo dell’iniziativa è stato tale che la Cinematheque e tutte le altre sedi delle proiezioni, hanno registrato il tutto esaurito anche durante le sere di Shabbat.
Ad agosto poi le possibilità di scelta si moltiplicano.
L’Israel Museum, in questi primi giorni del mese, ha celebrato i vini locali proponendo tre serate di assaggi e degustazioni accompagnati da musica jazz. La produzione e la vendita di vino, sia rosso che bianco, è infatti un settore in espansione in Israele e le iniziative che prevedono la possibilità di conoscere e apprezzare le varietà di vini israeliani sono numerose.
Alla Sultan’s pool, subito fuori dalla Città Vecchia, invece, si ha la possibilità di passeggiare tra i coloratissimi padiglioni della Fiera Internazionale dell’Arte e dell’Artigianato, dove accanto ad installazioni e manufatti di artisti locali e no, si possono assaggiare invitanti cibi tradizionali. Nonostante l’entrata sia a pagamento, famiglie intere si riversano ogni sera tra i padiglioni del Khutsot Hayotser per mangiare, fare acquisti o semplicemente assistere alle performance degli artisti.
Questa settimana, inoltre, nelle aule della Hebrew University si è tenuto il 15° Congresso Mondiale di Studi Ebraici. Finite le sessioni ufficiali, i dibattiti sono continuati attorno ai tavoli di affollati caffè davanti a bicchieri di limonata con la menta e birra. Deve essere proprio grazie alla birra o all’eco di una conferenza del convegno, se l’altra sera abbiamo potuto seguire una vera e propria lezione di sionismo sui gradini di un bel locale del centro che da Herzel, fondatore del sionismo politico, ha preso il nome.
Se questi sono alcuni esempi degli appuntamenti organizzati dalla Municipalità o da musei e affini, numerosi e affascinanti sono gli eventi spontanei che ogni giorno colorano le strade di questa città. Ben Yeuda, la via pedonale che corre perpendicolare a Jaffa Street, è, per eccellenza, il luogo in cui ognuno può ritagliarsi uno spazio e mettere in mostra la propria arte. Così, accanto a un acrobata, che sfida le leggi della fisica rimanendo in equilibrio su un lampione con gli occhi bendati, non è impossibile trovare una signora di una certa età che suona l’arpa seduta nel centro della strada con una gabbietta con dentro un gatto appoggiata a fianco. Poco più avanti un gruppo di giapponesi allestisce un coro in piena regola, con tanto di chitarristi e leggii. Basta un attimo perché qualcuno cominci a tenere il ritmo con le mani e qualcun altro si tolga le scarpe e dia inizio alle danze. È strano ritrovarsi a pensare che in un paese dove per entrare in un locale o in stazione bisogna passare attraverso un metal detector, gli spettatori di uno spettacolo improvvisato si preoccupino di raccogliere minuscoli pezzetti di vetro da terra perché i ballerini scalzi non si feriscano i piedi…
Prima di arrivare a Zion Square, davanti ad un banchetto che vende croccante appena fatto, un contrabbasso, un violino e un clarinetto danno vita ad un’allegra melodia klezmer. Anche loro sono scalzi, anche loro fanno ballare i passanti: un banale mercoledì sera si trasforma in una festa contagiosa.
fpunto@hotmail.it

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