giovedì 2 luglio 2009

Vero arrivo

Arrivati, in questo paese in basso a sinistra, subito sotto il Libano.
Tel Aviv si stende sulla costa, come un paese adriatico, dall'aereo i palazzi metallici sembrano le conchiglie spezzettate del nostro litorale.
vivo il primo incontro con Israele in una sorta di dormiveglia. la strada da Tel Aviv a Gerusalemme ha i colori bruciati e giallognoli delle foto anni ‘70, le scritte in ebraico, che rendono ancor più alieno il paesaggio, sono mitigate, di tanto in tanto, da essenziali traduzioni inglesi: stop! danger! border line. l'autostrada incide una ferita grigia nel mezzo di un corpo brullo. Francesca mi assicura che il nord è più rigoglioso. intanto il chamsin, il vento del/dal deserto, ci ruba il fiato di bocca.

Gerusalemme: ti accorgi che ci sei arrivato perché aumentano in maniera esponenziale gli ebrei religiosi, martiri dell'afa, ma vestiti di tutto punto con cappotto, cappello e barba, i trentasette gradi all'ombra non paiono scalfire la loro teologia, cresciuta qua, ma nata al freddo delle steppe russe.
la prima visione che ci offre è una distesa di palazzi rettangolari di pietra chiara, che si portano sulla schiena decine di cisterne d'acqua e parabole.

La città vecchia, chiusa dalle sue mura, ha il fascino vetusto delle ex colonie inglesi, misto alla decadente consapevolezza di un pace che, per chi ci abita, sembra una barzelletta vecchia che probabilmente non fa neanche più ridere.
Un gomitolo di vie si dipana attraverso mercati, chiese, moschee e, mentre il muezzino canta il suo vespro, più sotto una suora chiede indicazioni per la via dolorosa.

1 commento:

  1. Bella descrizione dell'arrivo, con i colori del grafico. Forza ragazzi la prima impresione è quella che non si scorda mai ma si modificherà subito dopo!
    Un abbraccio a distanza per non aumentare il calore!
    chiaretta

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